71) I suffissi onorifici
2021年8月24日
こんにちは!
Oggi vediamo un argomento particolare, che ci farà avvicinare al modo in cui i giapponesi si relazionano tra di loro.
Perché i suffissi onorifici?
In Giappone la società ha un’impronta abbastanza gerarchica: quando si parla con qualcuno bisogna fare attenzione a tante cose come lo status dell’interlocutore, la sua età e il grado di cortesia che si vuole esprimere. Se mi rivolgo a una persona altolocata a cui devo portare estremo rispetto, userò un certo tipo di linguaggio, mentre se l’interlocutore è un mio compagno o qualcuno “al di sotto” (di livello) di me, come un kohai (vedremo fra poco cosa significa) o un bambino, allora userò un linguaggio diverso.
Questo concetto nella lingua giapponese si traduce ad esempio con i suffissi onorifici: a seconda dell’interlocutore a cui ci si rivolge, si accostano al cognome, o in casi particolari al nome, suffissi diversi. Essendo “suffissi” vanno messi subito dopo il cognome della persona e vanno usati sia nel caso ci si rivolga a un interlocutore diretto, che nel caso si parli di una terza persona.
Vediamo quindi quali sono i suffissi più comuni e in quali casi vanno utilizzati.
San
Finora negli esempi ho sempre usato il -san さん: questo è un suffisso abbastanza neutro, si può usare sia accostato ai cognomi maschili che femminili ed esprime un livello di cortesia generico. È quindi da usare con persone che non si conoscono o con le quali non si ha confidenza.
Sama
Il suffisso -sama 様 è molto rispettoso: si usa con persone ben al di sopra del proprio livello, ad esempio con i dirigenti dell’azienda per cui si lavora. Lo sentirete usare anche dai commessi di un negozio nel riferirsi a un cliente (okyaku-sama) o nelle preghiere quando la gente si rivolge a kami-sama, cioè a Dio/agli Dei. Un manga/anime in cui si usa spesso è ad esempio Naruto: l’hokage, la persona a capo del villaggio a cui tutti devono portare rispetto, viene sempre chiamato hokage-sama.
Dono
È poco usato nel quotidiano ma frequente nei manga/anime shonen, soprattutto quelli ambientati nel passato. 殿 dono è un suffisso meno rispettoso di sama, ma comunque da usare con persone al di sopra del proprio livello.
Kun
Suffisso accostato tipicamente ai cognomi/nomi maschili: 君 kun viene usato tra i ragazzi per chiamarsi tra di loro e dalle ragazze per chiamare i ragazzi (tornando a Naruto, Hinata dice sempre “Naruto-kun” e Sakura si rivolge a Sasuke con “Sasuke-kun”). È usato inoltre dagli adulti per rivolgersi ai ragazzi, esprimendo un certo grado di confidenza.
Chan
Il suffisso -chan ちゃん è un po’ come un vezzeggiativo o un diminutivo. Usato nel rivolgersi a bambini o ragazze, si può quasi tradurre come un “piccolo/a”. A parte per i bambini sia maschi che femmine, il -chan è un suffisso usato per le ragazze, sia quando si rivolgono tra di loro che quando un ragazzo si rivolge a una ragazza (Naruto chiama Sakura “Sakura-chan). Esprime un buon grado di confidenza.
Raramente è usato anche per i ragazzi e solo in casi particolari come ad esempio quando si è amici di infanzia (in Boku no hero akademia, Midoriya si ostina a chiamare Bakugou “Kacchan”). Attenzione che se non si ha questo rapporto particolare, un -chan usato per rivolgersi a un ragazzo è o uno scherzo, tipo presa in giro per capirci, o un’offesa.
Sensei
Sensei 先生 significa professore, maestro o dottore. Anche se grammaticalmente non è un vero e proprio suffisso (è una parola che ha significato a sè stante), viene comunque utilizzato come se lo fosse accostandolo ai cognomi di insegnanti, dottori o esperti del loro campo.
Senpai
Come sensei, anche senpai 先輩 non è un vero e proprio suffisso ma viene comunque usato in tal senso. Il “senpai” è una persona di solito di qualche anno più grande rispetto a sè stessi, ad esempio un compagno di scuola di uno o più anni avanti o un collega di lavoro presente in azienda da più tempo. Mentre in Italia, anche se di anni diversi, gli studenti sono tutti sullo stesso livello, in Giappone chi è più avanti è un senpai a cui portare rispetto, mentre chi è più piccolo è un kohai. A differenza di senpai, kohai non viene quasi mai usato come suffisso.
In Haikyuu ad esempio, gli alunni del secondo anno Tanaka e Nishinoya vanno in brodo di giuggiole a sentire il loro kohai Hinata, studente del primo anno, chiamarli “Tanaka-senpai” e “Nishinoya-senpai”. Questo concetto di senpai e kohai può sembrare strano a noi italiani, ma nella società giapponese se un kohai deve portare rispetto a un senpai, il senpai a sua volta ha la responsabilità di prendersi cura del kohai e guidarlo nel percorso intrapreso, che sia solo la scuola o qualcos’altro come lo sport o il lavoro.
La famiglia
Nelle lezioni 67 e 68 abbiamo visto come si chiamano i vari membri della famiglia. Alcune delle parole imparate, possono essere usate anche come suffissi per riferirsi al componente della famiglia che ha il grado di parentela indicato. Ad esempio, per rivolgersi a un fratello o a una sorella più grandi, al nome si può attaccare:
– oniisan/oneesan
– niisan/neesan
– oniichan/oneechan
– niichan/neechan
Ad esempio in Naruto, quando Konohamaru è piccolo e Naruto adolescente, Konohamaru chiama Naruto “Naruto-niichan”. Anche se non sono effetivamente parenti, Konohamaru considera Naruto un “fratellone”.
Per i fratelli o le sorelli più piccoli invece, non si usa otouto e imouto come suffissi. Di solito si usa il semplice -chan.
Nessun suffisso
Solo quando si è veramente tanto in confidenza, tipo se ci si conosce da una vita, ci si può rivolgere a una persona senza suffissi. Ad esempio Naruto chiama Sasuke (o Saske) così, senza suffissi.
Attenzione che se fatto nel contesto sbagliato, non usare il suffisso (o anche usarne uno di “livello inferiore”) è molto scortese e offensivo.
Ho fatto esempi presi per la maggior parte da Naruto perché è uno degli anime più visti, ma se siete appassionati come compito per casa provate a notare anche negli altri anime come i personaggi si rivolgono tra di loro. Già dal suffisso che viene usato potete capire il tipo di rapporto che intercorre tra i diversi personaggi.
バイバイ!